Ogni tanto mi capita, come sicuramente a molti di voi (ma non a tutti e dopo vi spiego perchè secondo me), di imbattermi in qualche
chicca letteraria inaspettata.
A volte si tratta di un libro trovato sbirciando tra gli scaffali in biblioteca, altre volte spunta fuori da una ricerca online in cui volevo trovare tutt'altro, di tanto in tanto è il frutto di qualche consiglio.
Qualche volta si tratta di
piccoli romanzi o raccolte di racconti semi sconosciuti di autori famosi, anche classici, altre volte sono scritti da autori contemporanei (e in quel caso sono quasi sempre italiani).
Dicevo che è una cosa che non capita a tutti quelli che conosco perché alcuni sono così ancorati ai loro autori/generi preferiti da lasciare
fuori dalla porta tutto il resto, da non lasciare spazio all'ignoto, mai, nemmeno una fessura, nemmeno una volta ogni tanto. Non li sto giudicando, mi rendo conto che anche io faccio fatica a lasciarmi andare e mi sembra che il tempo per leggere sia così poco che leggendo qualcosa che non vale la pena mi perderei altri titoli essenziali. È un discorso contorto? Forse.
Ma veniamo al dunque:
Piccola osteria senza parole è stato pubblicato un paio di anni fa da
E/O, poco più di 200 pagine di leggerezza. Non ricordo perché lo avevo inserito nella mia wish list ma l'ho fatto e, tra un malloppo e l'altro, l'ho prenotato in biblioteca per rilassarmi dopo una lettura più impegnata (e prima di quella successiva!).
Vi copio qui la trama:
Sospinto da una scrittura poetica e spassosa, "Piccola osteria senza parole" è un'epopea del Nordest, ricca di personaggi pronti a entrare nella leggenda e percorsa da un mistero che dà al romanzo una venatura di giallo. Nell'osteria al confine tra Veneto e Friuli vivono uomini sgangherati e taciturni, bestemmiatori feroci, razzisti in superficie eppure profondamente altruisti. Il bar è il cuore pulsante del paese, Scovazze, dove persino le slot machines hanno soprannomi improbabili - La Veda, La Sopravvissuta, La Troia, La Magnaschei - e la televisione resta sempre accesa sui mondiali di calcio (USA '94), tra gli accaniti giocatori di briscola e le superbe tette della Gilda, la proprietaria. Su questo sfondo, la sera di venerdì 17 giugno, fa irruzione un enigmatico meridionale che con i suoi modi e i suoi segreti stravolgerà la vita degli abitanti del paese. Chi è Salvatore Maria Tempesta, il terrone che entra in osteria dopo che la sua auto è sprofondata dentro un fosso? Come osa sfidare questo mondo chiuso, concentrato a godersi le giocate di Baggio, in cui la diffidenza si taglia con il coltello? Chi è la donna nella mezza fotografia che il meridionale si porta sempre appresso? E perché si ostina ad aggirarsi nei dintorni inseguendo chiese e campanili? Sono i tanti segreti di questa storia d'amore, amicizia e diversità che verranno alla luce poco alla volta, fino all'imprevedibile rivelazione finale.
Non vorrei addentrarmi troppo perché in effetti la trama dice il giusto e solletica la curiosità, ma spero che deciderete come me di dare una possibilità a questo libricino, oppure di segnarvelo tra le letture da ombrellone per la prossima estate.
Intendiamoci, non è niente di eccezionale, ma è
ben scritto, scorrevole e divertente e fa al caso vostro se cercate appunto una
distrazione leggera, come me in questo periodo; insomma, mi sento di consigliarlo.Uno spaccato di provincia anni '90 in cui immergersi tra personaggi scurrili, scenette divertenti e, soprattutto, una buona dose di sogni.
Piccola osteria senza parole - Massimo Cuomo
Edizioni e/o
238 pagine - 17 euro