martedì 30 settembre 2014

Il ritorno del re - recensione

Che prosa, ragazzi.

Avevo letto i primi due libri della saga Il signore degli anelli in una versione precedente, della Bompiani. Ho appena finito di leggere una delle ultime edizioni del terzo libro, Il ritorno del re, e devo dire che la traduzione mi pare un po' svecchiata rispetto all'altra (o forse è una mia impressione? La traduttrice è la stessa) e non è per niente male, anzi. Rende il tutto più "attuale", pur non perdendo la sua autenticità. Mi piace molto anche il formato con gli angoli arrotondati e la copertina nera, ma preferivo quella illustrata della precedente edizione.

Amo Tolkien, come molti del resto. Le sue parole mi fanno volare su ali di creature mai esistite e le sue descrizioni, tutt'altro che noiose, mi fanno vedere ciò che vedono i protagonisti come se fossi con loro. Come se tutto quello esistesse. Eppure, il Fantasy rimane per me uno dei generi più invitanti ma allo stesso tempo più rischiosi da leggere.
E ci credo, guarda qua a cosa sono abituata! Come si fa poi a giudicare anche solo passabili tante opere che al grande Tolkien si sono ispirate (o ci hanno provato, per meglio dire)?

La trama la conoscete, non ve la riporto. Vi dirò invece qualcosa che mi ha colpito di questo ultimo capitolo sulle Terre di Mezzo, e i Re, e il Bene e il Male in lotta perenne, che combattono anche quando tutto sembra essere giunto alla fine.
Guardando in fondo al libro ho notato le appendici con gli Annali dei Re, le Ere, gli alberi genealogici con la discendenza degli Hobbit della Contea, e perfino un piccolo capitolo dedicato alla storia di Aragorn e Arwen, la coppia il cui destino si eleva al di sopra di tutti gli altri. Chi ha visto il film non può non essere curioso. Che simpatico questo autore, non vuole lasciare proprio nulla in sospeso e vuole anzi metterci a conoscenza della storia di tutte le dinastie, le epoche e i personaggi di una narrazione che vuole farci credere sia realmente esistita.

E tutto si snoda e si risolve in modo perfetto! Amo l'autore anche per questo motivo: come nelle favole, esiste un finale ben preciso in cui, ovviamente, il Bene prevale dopo mille fatiche e battaglie; quello che più mi piace è sicuramente l'importanza che Tolkien dà anche alle piccole cose, non solo ai grandi e nobili regni al di là dei boschi e delle montagne, ma anche e soprattutto a quella sonnacchiosa e pacifica terra dove vivono i Piccoli, immersi in un mondo che li tiene lontani dalle storie del Male, ignari di ogni cosa che vada al di là del raccolto, della birra e dell'erba Pipa. Ma anche questo fantastico benessere verrà infine messo in pericolo e semidistrutto (parte inesistente nel film), e i giovani Hobbit, tornati diversissimi nella loro terra natale, dovranno lottare per riconquistarla, con non poca sofferenza, proprio perchè a loro è così cara.

Vi propongo una delle innumerevoli canzoni che la Gente Piccola ama inventare e cantare nei suoi viaggi, l'ultima di Frodo su questa terra e nella sua amata Contea:

Voltato l'angolo forse ancor si trova
un ignoto portale o una strada nuova;
spesso ho tirato oltre, ma chissà,
finalmente il giorno giungerà,
e sarò condotto dalla fortuna
a Est del Sole, a ovest della Luna.

Questo libro mi procurerà un book hangover interminabile, me lo sento! E già mi manca. Ma per fortuna resta a portata di braccio, un piccolo tesoro nella mia libreria.


Nessun commento:

Posta un commento